Negli ultimi anni, il tema dell’internazionalizzazione delle PMI italiane è stato al centro di un dibattito molto intenso. Questo perché l’esportazione può offrire alle PMI italiane l’accesso a un mercato globale più grande, portando con sé numerosi vantaggi.
Dall’ultimo rapporto ICE, vediamo come le PMI compongano una percentuale rilevante degli operatori dell’export italiano, il cui valore è generato per il 20% da imprese con meno di 50 addetti, più del 50% dall’intera categoria delle piccole e medie (fino a 250 dipendenti).
Tuttavia, in un tessuto produttivo così variegato ma anche composto da una costellazione di enti così piccoli, nel 2023 sono ancora diverse le PMI che non guardano al di fuori dei confini nazionali.
Da dove nasce questa diffidenza?
Costi
Le ragioni per cui le piccole e medie imprese italiane scelgono di non prendere parte a eventi e fiere a respiro internazionale, che rappresentano lo strumento migliore e più rapido per entrare nei mercati esteri, sono molteplici. Primo fra tutti, e abbastanza prevedibile, i costi. Il budget che occorre per partecipare in maniera seria ed utile ad un evento internazionale, può risultare proibitivamente alto per le tasche di molte PMI.
Se non assistite da personale qualificato (interno o esterno) che possa mostrare loro come meglio indirizzare le risorse a disposizione per ottenere comunque buoni risultati senza una spesa proibitiva (ne abbiamo parlato, fra l’altro, a proposito del design degli stand), permane la convinzione che per fare marketing fieristico si debba per forza spendere molto per risultati non sempre certi.
Know how e personale qualificato
In seconda battuta, moltissime piccole e medie imprese non dispongono nemmeno del personale necessario per prendere parte ad eventi internazionali.
Se l’azienda è particolarmente piccola, e florida già nel mercato domestico, è inoltre difficile riuscire a trasmettere il valore aggiunto di proporsi anche su mercati esteri. Tutto l’impianto comunicativo e operativo di una strategia di marketing fieristico efficace va studiata a tavolino nei minimi dettagli e richiede competenze specifiche (event management, budgeting, conoscenza della cultura e della lingua del paese di destinazione, ecc.), che difficilmente sono già in possesso dello staff vendite abituato ad operare sul mercato interno.
Un cambio di passo
Negli ultimi anni a fronte anche dei numeri molto positivi che ha raggiunto l’export del Bel Paese, 585 miliardi di euro nel 2019, una rinnovata sensibilità per questo vero e proprio volano dell’economia che pesa quasi un terzo del PIL nazionale, ha portato il governo italiano a mettere in pista diverse iniziative per spingere l’internazionalizzazione delle PMI rimanenti.
Conscio delle criticità ma anche delle eccellenze che popolano questo tessuto industriale, sta lavorando negli ultimi anni per mantenere questo trend positivo.
Fondi nazionali
Da un lato, mette a disposizione delle PMI che desiderano percorrere l’internazionalizzazione del proprio business fondi per migliorare le performance tecnologiche e mantenere la competitività con altri soggetti europei.
- È questo il caso del Bonus Export Digitale per il sostegno ai processi di digitalizzazione delle PMI.
- Oppure la possibilità di accedere a prestiti agevolati nell’ambito del PNRR, intermediati da enti come Cassa Depositi e Prestiti
Agenzie ed enti territoriali
Dall’altro, tramite le agenzie come ITA (Italian Trade Agency) promuove l’attrazione degli investimenti esteri in Italia e si pone come partner privilegiato fornendo dati, formazione e corsi per consolidare il business di piccole e medie imprese internazionali sui mercati esteri. Avvalendosi anche di consulenti e professionisti del settore privato, fornisce alle PMI quel know-how prezioso che non possono generare internamente.
In particolare, dedicate al mondo fieristico, ITA promuove le seguenti iniziative:
- Fiera Smart 365;
- Piattaforma B2B per business forum remoti e missioni ibride;
- Il Global Startup Program, per la promozione delle start-up italiane nel mondo, che raccoglie 150 aziende per 10 paesi di destinazione, ha raccolto 10 milioni di euro di stanziamento nel 2019;
Anche diversi enti locali, come le Camere di Commercio, promuovono iniziative per espandere i mercati delle proprie eccellenze territoriali: è il caso della Confartigianato Regione Marche e del suo Bando Internazionalizzazione, che incentiva la partecipazione delle imprese a fiere nazionali ed estere.
Anche Expo Consulting ha collaborato diverse volte con ITA e ha avuto il piacere di intermediare incontri fra personalità della pubblica amministrazione italiana e organizzatori fieristici internazionali come ad Alimentaria 2022.
Il lavoro da fare rimane ancora tanto, ma sicuramente negli ultimi anni una maggiore consapevolezza ha messo l’Italia sulla strada giusta per recuperare il gap e rimettersi al centro dei mercati esteri, anche con l’internazionalizzazione delle PMI.