Siamo affamati di autenticità e vera umanità e il 2021 è quando le aziende che consentono e autorizzano le loro persone a presentarsi e impegnarsi come veri umani lo faranno iniziare a costruire un vantaggio competitivo massiccio e duraturo
Così chiosava Steve Watt, in un articolo in cui cercava di prevedere l’andamento di un anno in cui i primi segnali di ripresa post-pandemia iniziavano timidamente ad emergere.
Due anni dopo, quelle parole non solo risultano ancora significative, ma le connessioni umane sono più preziose che mai.
Empatia e metriche di mercato
Nonostante l’evoluzione rapidissima della tecnologia a cui abbiamo assistito nell’ultimo secolo, in quanto esseri umani le emozioni e l’empatia sono e continueranno a essere fondamentali per il nostro lavoro e la nostra vita personale.
ROI, margini, valutazioni, tecnologia sono le massime priorità, ma questi elementi non sono sufficienti a differenziare un’azienda nel mercato iper-competitivo e in rapidissima evoluzione come quello odierno. Le aziende di successo oggi richiedono un altro driver chiave: l’empatia.
L’empatia è la capacità di comprendere o sentire ciò che un’altra persona sta vivendo, cioè la capacità di “mettersi nei panni di qualcun altro”
Nonostante post-Covid sia diventata una buzzword quasi quanto ‘ripartenza’ e ‘resilienza’, anche solo leggendone la definizione ‘comune’, capiamo come mai sia così fondamentale per le relazioni umane.
Da fattore differenziante a vantaggio competitivo
In questi tempi difficili e in un panorama sempre più digitale (e digitalizzato), affinché un’azienda possa non solo sopravvivere, ma entrare a pieno titolo nel mercato in maniera competitiva è necessario prestare molta attenzione alle esigenze e aspettative dei propri clienti e prospect. E in questo periodo storico sono proprio le aspettative dei clienti a mettere nero su bianco la necessità per le aziende di fare dell’empatia parte integrante della loro strategia di comunicazione. Abbiamo bisogno di emozioni positive, che contribuiscano a generare esperienze memorabili imperniate su nuove idee, nuovi modi di pensare e di fare per reinventare e rinnovare schemi e comportamenti ormai vecchi.
Per entrare in questo nuovo mindset, potremmo aver bisogno di una pausa dal business come lo conosciamo e siamo abituati a misurarlo (con un ROI tradizionale, di natura esclusivamente quantitativa) e iniziare a pensare invece a nuove modalità di valutare le performance aziendali: return on experience (ROX), return on behaviour (ROB), investimento emotivo ecc.
Investire sulle emozioni si ripaga completamente!
Quando le aziende entrano in contatto con i dipendenti e le emozioni dei clienti, il guadagno può essere enorme. Ci sono innumerevoli opportunità per creare valore e i marchi dovrebbero iniziare, chi ancora non l’ha fatto, a investire sulle connessioni emotive, sia ricercando scientificamente come ricreare quei legami, sia come elemento integrato all’interno della strategia di marketing.
Avevamo già citato in precedenza il caso studio di Airbnb, ottimo esempio di attività con radici nei valori umani, che diventano poi parte della mission aziendale, menzionando anche la crescente importanza che ha possedere uno storytelling efficace. Questo perché aziende e brand non vendono più prodotti, ma esperienze, e le esperienze nascono proprio da emozioni ed empatia.
La fiducia, la gentilezza, l’empatia e le emozioni stanno diventando sempre più la valuta di questo nuova filosofia di mercato; non ci resta che abbandonare il vecchio mindset e iniziare al più presto a creare legami duraturi e significativi!