La pandemia e la conseguente crisi sanitaria, non ci stanchiamo mai di sottolinearlo, hanno costretto tutti e tutto a trovare nuove vie per reinventarsi; il mercato delle fiere e dei grandi eventi non fa ovviamente eccezione.
In questo contesto, da diverso tempo ormai ci si interroga su quale sia, fra eventi digitali e fisici, il framework più adatto a venire incontro alle necessità di una società che si evolve continuamente.
La rapidissima transizione di un intero settore di mercato – che solo in Italia coinvolge 200 mila espositori e richiama 20 milioni di visitatori – da presenziale e imperniato sul face-to-face al digitale, per quanto possa apparire un evento straordinario, è in realtà l’ennesimo sforzo per venire incontro alle esigenze del proprio pubblico, trend che si mantiene costante sin dall’avvento di internet stesso.
Le persone al centro
Ed è proprio questa tendenza a mettere le persone al centro del proprio mondo, sia essa una fiera fisica o digitale, che ha permesso al settore fieristico di superare tutte le precedenti crisi, rialzandosi sempre. Assieme alla consapevolezza che la tecnologia, se usata correttamente, non è un avversario, bensì un facilitatore delle relazioni interpersonali e delle opportunità di business.
John Naisbitt
Questo concetto era stato già espresso nel 1999, in tempi possiamo dire ‘non sospetti’, da un noto autore e sociologo americano, John Naisbitt, quando internet era ancora appannaggio di una parte ristretta della popolazione e si muoveva su binari totalmente differenti da quelli che oggi conosciamo:
“High tech – high touch” è un’espressione che utilizzo per descrivere il modo in cui rispondiamo alla tecnologia. Ogni volta che una nuova tecnologia viene introdotta nella società, c’è sempre una risposta di tipo umano a controbilanciare – questo si intende con il termine ‘high touch’ – o la tecnologia in questione viene rifiutata. Più una tecnologia è high tech, più forte sarà la risposta umana corrispondente.
A oltre 20 anni dalla sua pubblicazione, queste parole sono più attuali che mai e costituiscono un monito importante a non vedere il lato umano e quello tecnologico come mutualmente escludenti, bensì come due facce della stessa medaglia: quella delle relazioni e delle connessioni interpersonali.
Uno sguardo al post-pandemia
Così come in molti che profetizzavano il crepuscolo delle fiere con l’avvento dei social media, visto come una vera e propria minaccia alla loro esistenza, si sono dovuti ricredere (proprio perché nella loro analisi avevano probabilmente perso di vista il valore del contatto umano e delle relazioni interpersonali), buona parte dei detrattori di questa digitalizzazione, forzata in parte dalla pandemia, dovranno probabilmente ricredersi in futuro.
In parte sta già accadendo: con la promessa di un rilassamento delle norme in vista della prossima primavera, molti organizzatori stanno creando realtà ibride, tra fiera fisica e digitale, e multicanale in grado di offrire contenuti di valore e servizi di qualità sia online che offline.